05/02/09

"Aiutino" o riconversione?

Il governo sta varando il pacchetto anticrisi...evviva.

Potremo comprare frigoriferi al 20% in meno, comprarci una nuova auto ecologica (di cui non avevamo bisogno) e così sopravvivere felicemente con un ulteriore debito. Peccato, che il mercato sia mondiale e non autarchico, quindi solo parzialmente sarà protetta la manodopera italica. Potremo comprare ottime auto di produzione straniera invece della solita Fiat. In ogni caso la Fiat è già in cassa integrazione ed e' protetta e pagata da noi tutti....

Non voglio dire che non si doveva fare questo, vorrei solo ricordare che ci sono brillanti ed intelligenti manager che ogni anno redigono statistiche e previsioni di vendita (mentendo), che vengono pagate consulenze strategiche sulla evoluzione del mercato (vi ricordate la famosa sfera di cristallo?), che ci sono responsabilità ben individuate, e che ora sono tutti a piangere dal governo per ricevere aiuti...che andranno sprecati.

Se il nostro modo di vita si basa su bisogni prevalentemente fasulli, se il numero delle auto prodotte è superiore alla domanda, se qualcuno non ha tenuto conto delle condizioni del mercato, di chi è la colpa? E perchè mai dovrebbe il governo distribuire "aiutini" ai soliti noti (le Case automobilistiche, quasi che l' Italia fosse fondata sulla Fiat) e non ai panettieri, alle imprese individuali, ai negozi e a tutte quelle piccole imprese che invece mantengono viva l' economia italiana.

Ma, forse, quello che ci aspetterebbe da un vero Governo sarebbe una vera visione strategica del futuro: in altri termini, se un determinato bene non potrà più esser venduto, perchè non incentiviamo la riconversione industriale?

Ci ostiniamo nel produrre cose che non verranno vendute, nel produrre servizi che non godranno di fruitori, che condannano le aziende al fallimento, determinando, cosi, la scomparsa di questi prodotti (chi produce ancora macchine da scrivere meccaniche, per esempio?).

La riconversione industriale potrebbe esser una risposta intelligente ad una soluzione di crisi: si sperimenta in guerra quando i macchinari per confezionare le sigarette, confezionano proiettili, quando invece di vestiti si confezionano divise, per esempio.
La situazione di crisi economica è la stessa, solo che non ci bombarda nessuno.
Cerchiamo di produrre piu' autobus e tram invece che autovetture, più treni che roulotte...
Cerchiamo di andare a lavorare all' estero, e invece delle agenzie turistiche, cerchiamo di esportare la nostra capacità professionale....come stanno facendo i cinesi in Africa.

Cerchiamo, insomma, di riconvertirci prendendo coscienza della condizione attuale. E, comunque, la risposta ad una crisi non è solo quella di mantenere i costi, che diventano incomprimibili quando si tocca il livello di miseria, ma quello di aumentare il fatturato, di vendere di più, di andare più lontano.


Si chiede troppo?